firme

“Buongiorno, vorrei dotarmi di una carta prepagata”

“benissimo, ci sarebbero questi comodi 20 moduli da compilare”

“Le scade il bancomat a settembre. approfittiamo per il rinnovo?”

“Ma sì, visto che ormai siamo qui”

“Bene, allora basta compilare questi altri comodissimi 25 moduli”

“Però per certe operazioni farebbe comodo poter usufruire dell’home banking. Vuole avviare le procedure?”

“Beh, visto che siamo qui…”

“Perfetto, basta iniziare a mettere qualche firma qui, su questi 32 moduli”

ho firmato tanto. penso che di mezzo ci sia finita anche una autorizzazione per l’espianto di organi. senza anestesia naturalmente.

una stella incoronata di buio – B. Tobagi

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Ma lo sai che sono talmente anziano, che quando ero piccolo e guardavo la televisione, la mattina non c’erano programmi tv ma solo le schermate del televideo che si alternavano a rotazione con un sottofondo musicale (anche di ottima fattura per quel che ricordo)? però la mia vita già la visualizzo a colori. d’altra parte erano gli anni 80 e i colori, anche se sgranati, c’erano, e io del decennio precedente ricordo poco. anzi nulla, visto che ne ho vissuti appena tre anni. eppure quel decennio a mala pena sfiorato mi ha permeato le cellule. le foto in bianco e nero, i basettoni e le chiome sempre folte (beati loro…), le giacche e i pantaloni a zampa. e poi la musica. quella musica che trasuda libertà ed energia da tutti i pori. “Io ho fatto il servizio d’ordine per i Jethro Tull a Bologna nel 1971. dopo un po’ hanno buttato giù le transenne e sono entrati. e io non gli ho detto di no…”. è un decennio pieno di vita e purtroppo conosco solo una parte di tutto quello che è successo in questo lasso di tempo. so che sono nato io, dopo un viaggio di nozze con annesso terremoto del Friuli. giusto per iniziare col botto.

(Sì, ma il libro? (5 su 5))

 

sorridere

si deve sorridere.

sorridere, perchè si è superata la pasquetta senza che blocchi intestinali causati da inusitate porzioni di innocente agnello abbiano avuto la meglio. sorridere, perchè dopo un’ora che il parentame è riuscita a metterti un cappio sui coglioni citando una sequenza di malattie (alcune sconosciute anche al dottor House) che rendono meno noiosa la vita quotidiana di anziane zie e prozii, tu riesci comunque a dire: “Oh, sti cazzi. io ancora respiro”.

sarà forse una carie provocata dal cioccolato di una covata di galline di cioccolata il cui culo, sempre di cioccolato, ha sfornato tali delizie a disturbare l’umore? la prossima volta magari.

joy to the world